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al testo di Ivan Pozzoni
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Più che creare una nuova lingua, culterana, intinta nel barocco iberico, rannicchiata sulla breve tabla anatomica dell'acuto medico Luis de Gongora y Argote, fuori dall'ordinario, nell'amore dei miei mostri mi limito a cercare idiomi da slinguare, mettendo all'indice nostalgie da fanciullini e seti di futuro, scandendo i passi dei miei versi al suono del tamburo.
Perso tra i fiori dell'immediatezza, chiuso nelle stanze d'una donna vizza, bisso la mia fuga dalle finestre del cesso, uomo indeciso tra noie dell'onore e monotonie del sesso, non abbandonandomi all'adorazione del binomio moderno Prozac/Platone, e scrivo, fascia nera al braccio, dalle terre solitarie di chi è solo, senza infondervi coraggio.
[Lame da rasoi, 2008] |
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